Pittura e disegno

Ben presto le matite colorate, assieme alla batteria, divennero per Matteo compagne inseparabili. Con questa tecnica ha realizzato molti dei suoi lavori.  Fanno parte di questa produzione le due opere dai titoli: “Il mercante di sogni” e “Il Tempio sommerso”.

Nel primo sono evidenti la forza, l’energia e le emozioni che dalle sue matite si trasferiscono nelle immagini. Gli accentuati effetti prospettici e l’accurato gioco delle ombre conferiscono dinamicità e carattere alle figure presenti. L’inquietante espressione del mercante sembra volerci catturare per realizzare la sua arte visionaria e venderci ciò che noi tutti vogliamo realizzare: i nostri sogni. La trasparenza dell’acqua e la luce che si intravede in superficie ci ricordano ne “Il tempio sommerso” che la forza di elevarci al di sopra del buio, dei mostri e delle catene è ancora dentro di noi. Nelle immagini del quadro sono presenti due segni distintivi che hanno caratterizzato quasi tutta la produzione di Matteo: i giochi di forme e la simbologia spesso di non facile lettura. Due per tutti: la donna mimetizzata o prigioniera e appunto la piovra che con i suoi tentacoli rappresenta la stessa firma dell’autore.

Le parole di Matteo tratte dal suo manifesto (riportato sotto) per la mostra di pittura da lui definita “The G-9 Project - Mostra di Scrittura Primitiva” introducono alla ricchezza di contenuti di due delle nove opere realizzate per l’occasione: “Un percorso simbolico e cromatico fatto di trasparenze. Un continuo compenetrarsi di forma e contenuto traccia il labile confine tra arte figurativa e arte informale”.

La prima delle due opere riportate è la monumentale “scrittura primitiva n° 1” con i molteplici effetti di trasformazione delle figure e dei contenuti simbolici. L’altra opera proveniente da quella collezione è nell’ordine la terza. Dove le spirali formate dalla proiezione indefinita delle figure cambiano continuamente mostrando ora i visi, ora le maschere, o diventando caratteri espliciti che riportano uno dei messaggi dell’autore.

L’Araba Fenice è uno dei pochi lavori realizzati con la tecnica del collage. Un’interpretazione “povera” della mitologica figura, a metà strada tra la simbologia egizia che associa l’uccello al sole e lo fa rinascere dalle acque e quelle successive che danno all’animale incantevoli forme dai variopinti colori.

La pittura ad olio non è stata molto usata da Matteo. Comunque con quella tecnica ha realizzato diversi quadri e la “Ragazza accovacciata” è uno di questi. Nulla la veste, nulla la sorregge e nulla la circonda, solo un alone di luce e di colore accompagna la sua presenza.

Una delle prime opere realizzate con lo strumento che divenne il suo prediletto, l’aerografo è quella che abbiamo chiamato “Fantasie”. L’opera mostra come l’utilizzo di una diversa tecnica ha lasciato invariate la complessità e la ricchezza di contenuti. Nell’ultima opera, “I mille volti della mente”, è evidente come Matteo abbia guidato con maestria le sue sottili penne d’aria per dare forma e vita ad una immagine che ne contiene tante altre in un incessante susseguirsi di trasformazioni. Come lo stesso autore suggeriva, per vedere i giochi delle forme e le illusioni ottiche dei suoi quadri e di questo in particolare bisogna “…. osservare con un po’ d’attenzione”.